A Pasquale Marino piace giocare ma non è capace di farlo con le carte sul tavolo. Talmente preso dal suo ruolo di mistificatore prende in mano un’ordinanza del Tar del Lazio e la ribattezza sentenza, anche se siamo convinti che non conosca la differenza profonda esistente tra i due termini. Poi ne legge una riga si e due no cercando di adattare il costrutto dei Magistrati al suo disegno politico. Il documento invece è chiarissimo a partire dalla sua conclusione: il Tribunale compensa le spese e nel fare questo dichiara che non ha vinto, per adesso, nessuno, piaccia o meno a Pasquale Marino e sottolinea la prevalenza di un generico interesse ambientale, anche nella notoria considerazione che il periodo invernale non consenta l’agevole prosecuzione dei lavori e quindi non concede la sospensione del blocco dei lavori. Lo stesso Tribunale, ed anche su questo il silenzio di Pasquale Marino è colpevole ed interessato, sottolinea che i numerosi tavoli tecnici convocati allo scopo di cercare una giustificazione alla delibera di sospensione dei lavori ancora non sono riusciti a trovare motivazioni chiare, condivise e condivisibili. Quest’incertezza, dalla quale trapela soltanto la necessità di proseguire la guerra all’attuale governance dell’Università Agraria di Civitavecchia, provocherà con buone probabilità la perdita dei ricavi dalla raccolta di olive su circa 100 ettari di oliveto. Ormai le ragioni dell’avversione, tutta di natura politica, sono esplicite e diventano sempre più chiare mentre sta andando avanti la procedura di controllo contabile delle gestioni amministrative pregresse. Un’Università Agraria che ha ridotto drasticamente le spese, e con queste anche gli sprechi, da fastidio a quella politica che ha sempre considerato questa Istituzione terra di conquista e sfruttamento. Stiamo predisponendo un libro bianco sugli sprechi che stiamo ancora riscontrando a partire da una decina di anni in qua. Si pensi che non sono mai stati stampati i libri sociali obbligatori, attività in corso dalla quale sta emergendo una gestione del passato, quella sì, allarmante. Valga, tanto per fare degli “esempi” lo sperpero dei costi di carburante che, oggi con le macchine agricole in uso, non superano i 3.000 euro annui, contrariamente alla spesa sostenuta fino al 2014 con punte di 11.000 euro annui!!! Stessa sorte per i costi del fieno necessario al bestiame, sproporzionati alla consistenza delle mandrie, le stesse mandrie che per anni hanno prodotto tanti vitellini quanti se ne contano sulle dita di una sola mano. Evidentemente, quel poco bestiame era affamato. In tutto ciò nessun organo di controllo ha visto, relazionato e censurato.
Non parliamo ancora dei casi di legittimazione, le cui quote, che dovevano essere versate annualmente, ad un certo punto scomparivano dai flussi, fino a quando i legittimati, dovendo vendere o affrancare, riapparivano vantando poi la prescrizione sulle quote non versate.
In questa sede non aggiungeremo gli illeciti perpetrati e che stiamo perseguendo. Evidenziamo tuttavia che negli anni gli organi di controllo sono stati colpevolmente assenti.
Ecco, noi siamo stati in grado di razionalizzare le spese di gestione e quelle di esercizio ed invece di darcene merito la politica del bancomat ci attacca ed ostacola. Pasquale Marino vuole venire a vedere i libri contabili? A noi farebbe molto piacere, avrebbe finalmente qualcosa di documentato di cui parlare.
Nelle sue farneticazioni, da numeri, che probabilmente qualche talpa ignorante e incompetente gli ha suggerito, in ordine sparso, senza cognizione di causa. Ma purtroppo tanta è l’acredine che nutre nei riguardi della conduzione dell’Ente e la voglia di far saltare il banco con la finalità di coprire i “bagordi” del passato, scomodi per molti fiancheggiatori e sobillatori.
Dichiarazione di Damiria Delmirani, titolare di Delega Gestionale Uffici e Servizi